lunedì 20 aprile 2015

L'inaugurazione


 

Il 19 aprile è il gran giorno, l'inaugurazione della scuola, una palazzina rosa a tre piani che sembra un po' una cattedrale nel deserto, ma che, considerando quanti bambini si affollano ovunque, basta appena per nido, primarie e medie. Ben visibile anche da lontano, sembra porsi a punto di riferimento. Geografico e non. 
I bambini, c'è da dire, sono disciplinati, sorridenti e bellissimi . Tutti i togolesi, uomini e donne, giovani e vecchi, sono mediamente belli assai. Longilinei e armoniosi. Visi interessanti ed espressivi. Parecchi portano lunghe cicatrici sulle guance. Verticali a segnare l'appartenenza alle regioni del nord, orizzontali  quelli che sono nati verso il mare. 



I preparativi cominciano all'alba, verso le cinque dunque, molto dopo il cantare del famoso gallo che qui è ininterrotto tutta la notte. Incombenza ancora prima del caffè, spacchettare-tagliare-riempire con wurstel e reincartare 1500 panini contati. Impresa titanica dal risultato gastronomico assai dubbio. Come sia, va cosi.  



 Si prosegue con l'addobbo della Sala della cerimonia dove si svolgerà l'evento e la Messa della domenica. La pajota viene colorata con bandierine e palloncini. Qui si svolge la
Messa, un filino troppo lunga per la mia anima laica.  Un paio d'ore . Ma insomma in prima fila ci sono i notabili, viene il tempo dei discorsi e dei ringraziamenti, ogni pezzetto della scuola è dono di qualcuno, in denaro, oggetti o sforzi. I computer vengono da lontano, le mattonelle le ha date Tizio. A Caio il merito della fornitura di pittura. Insomma, l'unione fa la forza e la comunità spinge. 



 Per tutta la cerimonia uomini donne e bambini cantano e ballano. Le voci sono calde, le facce sorridenti, i corpi celebrano a ritmo. Poi più volte si forma la fila di chi vuole lasciare almeno un soldino. Sono tutti vestiti a festa, coloratissimi. I bambini che frequentano la scuola hanno la divisa, pantaloni o gonna kaki, maglietta   verde i più grandi,  a quadretti bianchi e rossi la nursery. Ammiro il loro stare composti e seduti tutto quel tempo. Intanto all'esterno fin dal presto si addensa gente che si prepara.
 I due cori provano gli ultimi accordi. Donne sole o con i piccoli legati stretti sulla schiena portano sulla testa cibarie che poi stendono per terra in un modo o nell'altro. 
Il vescovo, anziano e simpatico, fa da superstar. Benedice. Taglia il
Nastro. Si aggira. Finisce tutto con un buffet all'ultimo piano per i vip e i panini per tutti. Inaspettato e repentino un bell'acquazzone porta tutti a casa.  'La comunità è cresciuta a dismisura nei pochi anni di Amakpapè', annota Massimo (Pavolini) che qui è già venuto parecchie volte e, insieme ad Alberto (Pietromarchi) può dire senza smentite di essere con Luconlus uno dei 'soci' cardine della missione. 

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