lunedì 13 luglio 2015

Criminal taxi




L'impudenza fermamente inconsapevole dei tassisti romani non finisce mai di sorprendermi. Cioè, fanno cose assurde e illegali con l'aria più naturale del mondo e se glielo fai notare cadono dalle nuvole e assumono l'aria dell'innocente incompreso. Sabato sera. Anzi notte, quasi l'una am. Aeroporto di Fiumicino. La fila dei passeggeri è inesistente, quella dei taxi consistente. Sento uno chiedere al nostro tassista se “c'ha 'n singolo”. Liquido la questione come gergo di iniziati. Ma, mio malgrado, vengo subito edotta. Infatti, una volta a bordo, l'autista tenta il colpo gobbo e ci chiede se possiamo prendere un altro passeggero. “Porto prima voi, eh”, assicura. E meno male, troppa grazia, penso. 
Tale la meraviglia, comunque, che non abbiamo la prontezza di rifiutare. Cosicché sale a bordo una terza passeggera, una ragazza anche carina. Ma il punto non è questo. 
Partiamo. No tassametro. Dunque, sommessamente -per essere io- domando se il prezzo è fisso. Lui prova a sparare che sono 65 euro fino a casa mia. Respingo l'idea con fermezza. Glissa. Durante il tragitto ci informa che lui è pensionato ed è andato via dall'Eni (dove aveva raggiunto “l'apice della carriera”) con sette -dico sette- anni di scivolo. “L'ho preso al volo, capisce che ce sta ggente che è rimasta a lavorare pe' i buoni pasto?”, racconta tronfio e sufficiente. Si lamenta che deve “fare la notte”. “In poche settimane ho perso nove chili”, farnetica. Preferisco ammutolire. 
La ragazza deve andare a ponte Milvio. Oppure a Conca d'oro. Le sue idee confuse aiutano il tassista a fare giochi di prestigio. Così, evita di far venire l'amico della ragazza da Conca d'oro a casa mia e la spinge verso una corsa fino a Ponte Milvio. 
Arrivati sotto casa, io porgo un biglietto da 50 definitivo. Lui non fa una piega. E lo sento dire alla malcapitata: “dall'aeroporto a Ponte Milvio so' 50 euro”. Quando si dice prenedere due piccioni con una fava. 
Criminale con licenza. 

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