Lancaster, 14 luglio 2015. Alla fine il grande giorno è arrivato. La presa della Bastiglia a noi ci fa un baffo. Evento minore. Graduation. Sono passati tre anni e tonnellate di acqua sotto i ponti. Una vita fa abbiamo accompagnato Flaminia, occhi spauriti per restare sola in college e cuore di leone nel volerlo. Oggi se ne sta perfettamente a suo agio, fluttua in tocco e toga e sfoggia amici di ogni dove e disinvoltura consumata.
Fino a un certo punto, eh. Perché, arrivati qui verso le 9 di mattina, pronti ad entrare nella sala per la graduation delle 11, ecco che leggo il mio biglietto di ingresso e scopro di dovermi andare a sedere alle 3.30. Una piccola discrepanza che mi lascia perplessa. Solo così Flaminia scopre che si laureerà nel pomeriggio.
Dettagli, no? Un po' di nervosismo, diciamolo, serpeggia. Ma ben imbrigliato per cui lo nomino solo per dovere di cronaca. Seguiamo la cerimonia delle 11 da un maxischermo. Il discorso del rettore emoziona, laureandi e genitori. Fa piacere sentire parole che non sono vuote, che ci sono posti dove le opportunità si concretizzano e parlare di futuro dei ragazzi non strappa sorrisetti melanconici.
Il colpo d'occhio è emozionante. L'abbiamo visto in mille film e telefilm ma trovarsi proprio 'sul set' è proprio diverso. Insomma, vederla lì in quella cornice riempie di orgoglio, ammettiamo.
I docenti indossano toghe colorate, rosse, gialle, blu. Hanno fogge che ricordano regni medievali, cappelli elaborati, si inchinano prima di prendere la parola. Sulla balconata che corre intorno alla sala, musicisti scandiscono il rito. “Questo è il risultato di un lungo e duro lavoro. Quello che avete imparato qui lo porterete per tutta la vita. Non so che cosa farete della vostra vita, ma vi garantisco che la vostra laurea sarà un passaporto per il mondo. Credete in voi stessi, solo così raggiungerete i vostri sogni”. Sono parole che entusiasmano in modo quieto, determinato.
Queste lauree sono rappresentazioni solenni. Il rettore legge nome per nome. E poiché a Lancaster si laureano da ogni dove, deve scandire nomi di tutte le nazionalità, un sacco di cinesi. Fa come può e si vede che un po' si ride addosso.
I vestiti di gala sono d'obbligo. Serpeggia lo scandalo di un ragazzo che sotto la toga indossa jeans e maglietta. Oddio, per quello che mi riguarda, lo biasimo solo perché ci saranno 12 gradi e l'abbigliamento estivo proprio non lo consiglierei. Ma anche in questo caso la forma è sostanza, rispetto delle istituzioni e del lavoro svolto.
Così come la foto del college sul prato, per fortuna momentaneamente assolato, ubbidiscono a un copione preciso. I giovani si mettono in riga con precisione, sono coinvolti nella solennità. C'è una specie di maestro della cerimonia che dirige con tanto di megafono. E poi, il lancio liberatorio del cappello, le foto tra amici, baci, abbracci e tutta la compagnia bella di una festa riuscita perché vincono tutti.
Il tassista indiano che ci riporta un albergo sbircia l'attestato di Flaminia e scherza: “dopo tre anni ti hanno dato solo questo? Sarà costato 60mila pound... Il pezzo di carta più costoso del mondo...”. Punti di vista. In parte ha pagato la Regina. Vuoi mettere?
Nessun commento:
Posta un commento