lunedì 30 novembre 2015

Il mondo di Cosa



Gioco di parole facile, perfino scontato. Ma gli scavi di Cosa sono un mondo a parte. Visita fuori stagione, fuori orario. Fuori. Cosa se ne sta appollaiata in cima alla montagna di Ansedonia. Per me, solo una indicazione gialla e scrostata sulla via del mare o di casa per parecchi lugli trascorsi lì. Pigrizia, fretta, il classico “oggi no, ma domani...”. Finché, ecco 'domani'. Giornata autunnale, la spiaggia è sotto l'attacco del vento, non invita. Cosa fa da diversivo possibile. Si lavora un po' di gambe per arrivarci, non per niente  la città monta la guardia alla pianura. Romani contro etruschi.  In cima, i ruderi raramente superano le caviglie. Però, quando lo fanno i blocchi di pietra sono ciclopici. Ci si chiede, come sempre accade dalle piramidi in poi, come abbiano fatto costoro a edificare senza le meraviglie della tecnologia moderna. Banalità. D'altra parte ci stupiamo anche della  vita  senza smartphone... Figuriamoci...



 La vista di lassù respira di meraviglia e salsedine anche in una giornata grigia. Il sole lancia spot sul mare, il muro romano fa da quinta. Tra i perimetri accennati sopravvissuti al tempo che fu fa capolino la vita quotidiana. La cisterna, il foro, il teatro. E poi, gli ulivi. Sembrano li dai tempi dei romani, scolpiti dalla vita, si piegano di frutti, vecchi e mai stanchi. 



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