venerdì 6 luglio 2018

A casa di Peter



La casa di Peter non è propriamente una casa, ma una piantagione. Anzi, una delle tre piantagioni più antiche di Barbados. L'edificio principale risale al '700. Oggi è su Airbnb e non si dà per niente arie. Comunque, problemi di spazio, come è ovvio, non ce ne sono. Per un certo periodo é stata anche uno zoo, ma da parecchio le gabbie sono scomparse e gli animali che vivono qui lo fanno in beata libertà. A partire dai sette cani, cinque esuberanti border collie e due meticci, Smokey e Wag, tutti sempre in giro per la proprietà senza disdegnare un bagno in piscina quando se ne presenta l'occasione. Questi cani sono amichevoli e estroversi. Ai rientri si affollano intorno con il loro benvenuto, scortano alle uscite  tanto da rischiare ogni volta di finire sotto le ruote. Abituati agli ospiti e amanti delle carezze, non conoscono diffidenza e offrono ottima compagnia in giro per la piantagione, sempre  felici di condividere una passeggiata, il divano o l'amaca (da sotto, però), un pezzetto di cibo. 




Il corpo centrale è la casa di Peter vera e propria, enorme e anticonformista, ne riflette l'amore per il bello non convenzionale e la capacità di cogliere negli oggetti anime profonde. Con questo spirito la tenuta è cresciuta: le antiche strutture affiorano ovunque, intrecciandosi con la natura e con le successive discretissime costruzioni in legno dove soggiornano gli ospiti di Peter. Come noi. Il primo colpo d'occhio comunica semplicità perfino esasperata e una certa, allarmante, trasandatezza. Poi, a guardare meglio, appare la cura per i dettagli, il rispetto dello spirito del posto, la personalizzazione armoniosa. Capire o non capire, è nell'ospite. E, penso, Peter volutamente non doti i suoi appartamenti di tecnologie e amenities esagerate per una non dichiarata selezione preventiva del viaggiatore. Quindi, il Wi-Fi c'è ma non ovunque, la piscina è piccola e raccolta tra fiori e colibrì, i letti sono spartani (sebbene comodi). Tutto è lineare. Peter deve avere una passione per gli specchi perché ce ne sono ovunque, tutti vecchiotti e di cultura. Non per niente lui è un interior designer. Il suo laboratorio è in una zona della piantagione che la mattina si popola di uomini e donne del luogo che lavorano per costruire i mobili che disegna.




Lui, Peter, un inglese trasferitosi in Barbados una ventina di anni fa, è di una gentilezza calma ed essenziale, ma avvolgente. Dopo una settimana, posso dire che la sua accoglienza è davvero eccezionale. Si preoccupa dei dettagli. Un cesto di frutta esotica nella nostra dependance all'arrivo, l'invito a cena, una bottiglia di vino bianco raffreddata in tutta fretta per me, sebbene lui preferisca il rosso. Una mattina, pancakes caldi con miele e caffè fresco lasciati davanti alla porta e trattenuti con un fiore. Un'altra i giornali locali sul tavolo. La marcia in più sta nel farti sentire amico e non ospite. 
E così, eccolo organizzare per noi un barbecue notturno sulla spiaggia, facendo la spesa e caricandosi di ogni necessità. Oppure accompagnarci al Festival del pesce a Oistins, contento di farci da guida e offrici una birra. E davanti a un bicchiere, la conversazione scivola sul personale. Una vita senza alcuna tirchieria quella di Peter. Dalla scelta coraggiosa di lasciare l'Inghilterra, il trasloco della famiglia. I ragazzi da portare ogni mattina a scuola dall'altra parte dell'isola, il lavoro da reinventare, la casa, la barca a vela, la musica. E poi, il divorzio, il dolore del lutto peggiore e l'altro figlio ormai adulto lontano nel Borneo. Il coraggio scavare nel buio per ritrovare la luce della serenità. La curiosità empatica dell'ascolto. 
E poi, da host consumato, il numero giusto per l'affitto della macchina o la gita in barca. 
Se volessi disegnare l'Airbnb ideale, farei come lui. 



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