sabato 21 luglio 2018

Il carosello delle persiane




Interrompo la fortunata serie vacanziera per tornare sul doloroso capitolo 'Peripezie casalinghe'. Sono stati giorni duri. Durissimi, anzi. Da scappare di casa. Cosa che peraltro ho abbondantemente fatto, delegando con sventata fiducia a chiunque la custodia della casa. Finestre e persiane, però, sono finalmente cambiate. Io, poverissima. Non sono mancate traversie. A quanto pare, infatti, la mia casa è sbilenca. Deve aver assorbito nel tempo la mia personalità. D'altra parte, da un palazzetto primi '900 costruito su una discesa (o salita a seconda della prospettiva) non ci poteva aspettare l'equilibrio perfetto. Equilibrio sì, visto che sta in piedi, ma perfetto... Quindi, questi due ragazzi hanno dovuto sudare il fatto loro. Dicono. 
Per parte mia, l'esperienza mi ha aiutato a sviluppare ubiquità. Non potendo nè volendo prendere giorni di vacanza, ho passato queste giornate in scooter facendo la spola casa/lavoro almeno quattro volte. Anche per permettere ai “ragazzi” di andare a prendere il caffè. Che diamine, una pausa caffè di mezzoretta (dopo quella pranzo) è indispensabile... Io invece le mie pause le ho riempite, appunto, nei tragitti vari. A fine giornata avevo sempre raggiunto il traguardo dei diecimila passi, senza andare in palestra. 
Le persiane però sono bellissime e danno una luce nuova alle cose. Anche perché in alcune stanze non si potevano più chiudere per paura che esalassero l'ultimo respiro. Ora invece, tutt'altra vita. Ho dei dubbi ancora sulle finestre. Ma spero che sia solo perché ci dobbiamo ancora conoscere meglio. I trasportatori, che, attenzione, sono diversi dai monytatori di infissi, sono tipi esilaranti: un vecchietto sdentato (magari é più giovane di me,sebbene -giuro- non sembri) ma forzuto che dà ordini e due giovani, che lui apostrofa ironico: “sbrigati, che sei del Kosovo, che vuoi capire”. Ma è chiarissimo che scherza e la sintonia per lavorare in fluido c'è. Infatti, portano su e giù persiane e finestre lunghissime e pesantissime e smaltiscono con grande rapidità. A fine lavoro, zac, biglietto da visita: “noi facciamo tutto: ripuliamo, sgombriamo, trasportiamo”. Con il tocco di estrema modernità di chiamarmi “dottoressa” invece del classico “signora”. Ho notato che è in gran voga ultimamente. 


Poi arrivano gli specialisti in montaggio e smontaggio. Gentili, educati. Ma produttori di rumori sinistri che mi fanno rabbrividire. “Dottoressa, se le mani avessero paura come gli occhi e le orecchie, non si farebbe niente”, mi elargisce uno come perla di saggezza consolatoria. Meglio uscire. Meglio fare avanti e indietro mille volte che rimanere a casa per sentire gli urli delle finestre torturate. 
Anche le gatte hanno vissuto intensamente questi giorni di rinnovamento interno. D'interni. Non sono particolarmente sociali e dunque, specie all'inizio sono diventate invisibili e introvabili. Perfino l'infallibile richiamo del cibo stavolta è caduto nel vuoto. Dopodiché, Salomè è rimasta occultata nei suoi chissadove, mentre Margherita si é fatta avanti. Oltre a un paio di tentativi di evasione sul pianerottolo, si è resa responsabile del furto della galletta di riso (noto cibo del quale i gatti sono ghiotti...) di uno dei due operai. “Ho lasciato la mia galletta di riso un momento e non l'ho più trovata. Il mio collega non l'ha mangiata. Ma alla fine ho visto l'aveva presa il suo gatto...”, mi ha raccontato con un sorriso rassegnato. Inoltre, Margherita deve aver sottratto un paio di viti, con le quali ha (rumorosamente) giocato nella notte, in camera mia, finché non gliele ho sequestrate per ottenere un minimo di silenzio. 

N.B. Questo blog comincia a fare capricci tecnici. Dopo tanti anni, quindi, ho aperto il sito. Non è un trasloco vero e proprio, ma si comincia. 
Www.cosedeglialtrimondi.it 

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