venerdì 6 luglio 2018

Alla ricerca del sapore caribbean



Non posso dire che la ristorazione di Barbados abbia una grande personalità. Generalmente parlando il cibo é di livello medio, piuttosto caro. D'altronde è uno dei difetti delle isole, costrette a importare a tutto spiano. Però qualche esperienza interessante l'abbiamo fatta. 
A cominciare da The Tides (Le maree), riconosciuto come il miglior ristorante di Barbados. E, in effetti, grande cibo, presentazione estroversa, servizio sollecito. E la vista sul mare, a pochi metri. 
Qui ho mangiato un pollo al curry con latte di cocco, servito direttamente nella noce di cocco, mentre Flaminia ha ordinato un risotto ai frutti mare, interpretato alla caraibica,  molto distante dalla ricetta italiana, ma decisamente geniale. 


A parte questo guizzo di estro creativo alta cucina, a Barbados prevale il pesce, invariabilmente in tre scelte: fritto, grilled oppure in black, che significa con una specie di condimento di spezie e pepe. I pesci sono atlantici hammack, flying fish, delfino, barracuda, tonno. Il delfino io però non lo prendo in considerazione, mi parrebbe di mangiare un cane. Sul barracuda sono possibilista, ma purtroppo, non è stagione, pare. Anche sul lato contorni la fantasia non vola: riso, patate fritte o vegetali bolliti. Sempre che non si decida di assaggiare una specie di pasticcio di pasta (scotta senza nemmeno precisarlo) grondante salsa che, a quanto sembra, è uno dei piatti nazionali. 
Alternativa valida delle polpette fritte di pesce. Più rara ma assai ambita la coda di maiale, che si presenta intera, piatta e non arricciolata come nei cartoni animati, dal colore e la consistenza della porchetta. Meglio, invece, le breadfruit chips, sfoglie sottili e croccanti del frutto del pane, talvolta servito invece a pezzi grossi, cotti al forno. Risultano farinosi parecchio. 




Dei dolci non saprei dire. Frutta (e verdura) si comprano ai chioschetti ai lati della strada, mentre i supermercati sono di stampo decisamente americano: enormi, freddissimi, pieni zeppi di prodotti di ogni genere provenienti da ogni dove, come si conviene alla perfetta globalizzazione.

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