martedì 24 luglio 2018

Angela




Quest'anno mia mamma avrà una signora italiana che starà con lei in campagna ad agosto. Dopo qualche telefonata, siamo andate a conoscerla. Ed e stato subito anni ‘60. 
Angela ha, per sua ammissione, 76 anni. Malportati. In apparenza. In realtà è una forza della natura. Trabocca entusiasmo e ti avvince con una ironia irriverente ammetto inaspettata. In pratica l'incarnazione  del detto ‘scarpe grosse e cervello fino’. 
Racconta di sè. Volentieri e con un quid di civetteria. “Volevo scappare dal paese, mio padre faceva il carbonaio e a me di andare su in montagna tutti i giorni a fare fascine e cose cosi proprio non mi andava. A dodici anni avevo tre scelte: continuare a studiare, ma mio padre mi disse che le donne non devono mantenere i mariti e quindi non devono studiare. Andare al paese a lavorare, ma così diventi puttana, sentenziò papà. Insomma, alla fine, di nascosto mi sono messa d'accordo con le monache che mi hanno mandato a Roma a servizio. A 12 anni non sapevo fare niente. Non avevo mai visto la città. E nemmeno oggetti come il frigorifero. Allora i frigo avevano la chiave e io, per sbaglio, la lasciai dentro chiudendolo senza ritorno. La signora è dovuta andare al negozio... Chissà quanto ha speso. E poi. I pavimenti. A casa mia non si lavava con lo straccio e il detersivo. Stavamo in campagna, nemmeno il pavimento c'era. Quindi, io lavo con lo spazzolone e il marmo ancora bagnato appariva lucido è bello. Ma quando si è asciugato, certi segni ... La signora me lo ha fatto lavare tante volte, finché non ho imparato”. 
Angela mischia passato e presente, come le va. Racconta del marito, costretto da un certo punto in sedia a rotelle. “L'ho portato in giro per il mondo, in quel modo. Siamo stati anche in Grecia, anche alle meteore con la parrocchia. E lui, su e giù dal bus. Ci dicevamo: partiamo? E via, senza tante storie”. Sorride ancora al ricordo di questo uomo che deve avere molto amato. “Quanto era geloso, stava sempre con me”, si compiace ancora. E ricorda di aver rivoluzionato tutta la casa al tempo della malattia: curate le piaghe create dalla lunga degenza, riportato alla dignità e all'amore della famiglia, installato il montascale, riparato il senso di sè dell'uomo colpito. 
Una donna fatta di argento vivo, per usare una espressione dell'epoca. Adesso ha parecchi polli e un orto. Avevo anche i conigli, ma dopo che sono caduta dall'albero mio figlio mi ha detto che non potevo più allevare animali. Ma i polli li ho ricomprati lo stesso, zitta zitta. E per non farsi mancare niente, va ad aiutare una famiglia di romani che ha una seconda casa. Ma non le sono molto simpatici. Prima mi fanno fare i polli per loro e poi dicono che non mi conviene. Glieli faccio pagare dieci euro l'uno, puliti e spennati, e hanno anche da ridire. Tu i miei polli non li mangi più, pensavo mentre mi faceva quei discorsi. E poi. Lui è magistrato, lei lavora come dirigente in una grandissima azienda multinazionale e vengono a dire a me che hanno problemi economici e invece io con la mia “pensioncina” sono a posto, si indigna. Ma sempre tenendo un sorriso ironico tra le labbra. 
Guidare le piace assai. Ho preso la patente di nascosto, nel 1973, confessa. E una volta ho pure cappottato, in cima alla montagna. Ero con mio marito e mio figlio, io sono uscita subito dal finestrino, svelta svelta, a loro poi ci ho pensato dopo. Ma nessuno si è fatto male, ride. 
A conoscerci è arrivata con la promessa di portare “due fettuccine e un sughetto”  per pranzo. È finita che si è presentata con:
- fettuccine per sette porzioni (ci ho anche cenato con tre ospiti) e relativo barattolo gigante di sugo
- Prosciutto e melone
- Mezzo pollo arrosto con patate 
- Melanzane grigliate 
- Fagiolini bolliti 
- Sei uova delle sue galline 
- Insalata, pomodori, cetrioli, zucchine dell'orto
- Pane 
- Vino, acqua, aranciata e altre bevande che nemmeno le ho fatto tirare fuori 
- Un paio di chili di prugne dell'albero raccolte da lei
- Pesche. 
Non scherzo. 
E si è scusata: il dolce non c'è... 
Io e mamma non potevamo smettere di ridere. Davvero sembrava di essere a un pranzo di campagna degli anni '60. Per fortuna, però, non si è offesa se abbiamo mangiato ben poco. In compenso io ho caricato la macchina e ho cibo per tutta la settimana. 
Resta da vedere se mamma riuscirà a passare dalle porte dopo un mese di questo trattamento, moltiplicato per tre pasti al giorno... 

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