mercoledì 10 febbraio 2016

Alla Camera con De Coubertin

 

Martedi 9 febbraio, ore 13, sala dei Busti, Camera dei deputati. Mi trovo inopinatamente qui con altri quattro dei 12 scelti. Premio in palio, diventare capo ufficio stampa della Camera. Quel posto per il quale le indiscrezioni e le polemiche si sono susseguite già da mesi. Ancora prima che venisse bandito il concorso, una prova di trasparenza, visto che nessuna legge o regolamento impedisce al Presidente della Camera di scegliere una persona di sua fiducia. 
Le audizioni si sono svolte in due tranche, alcune a fine Aula seduta antimeridiana, altre dopo la seduta del pomeriggio. Avendo vissuto in questo Palazzo oltre 30 anni, all'esame mi sono portata sottobraccio Pierre de Coubertin. Quello, per essere chiari, di “l'importante non è vincere, ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene”. Sorretta da tale comprovata e universale perla di saggezza, sono entrata al cospetto dell'ufficio di presidenza, armata di uno studio su sito, social e correlati,ma anche di una robustissima dose di ironia. D'altra parte, era anche martedì grasso. Ed è noto che a carnevale si scherza... Faccio la mia audizione, mi fanno domande, prendono appunti, perfino. E alla fine dei miei 15 minuti, il classico “le faremo sapere”, che accolgo sorridendo compostamente. E torno al mio da fare. 
Oggi, mercoledì 10 febbraio, la sorpresa: il migliore è proprio quello di cui si parlava ancora prima del concorso. Talvolta le coincidenze coincidono... 


Comunque, io voglio fortemente ringraziare tutte le persone, e sono state veramente tante, che hanno fatto il tifo per me, mi hanno mandato sms, mi hanno telefonato, si sono messe al mio fianco. L'affetto e la stima degli amici e dei colleghi sono splendido viatico. Essere entrata  nella finalissima dei 12 su 270 cv inviati, senza altro aver fatto che inviare la mia bio professionale, mi sembra un risultato in ogni caso soddisfacente. 
Adesso buon lavoro a Stefano Menichini. 

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