mercoledì 2 luglio 2014

Il galateo secondo Budda




Il primo giorno di viaggio e’ dedicato a Anuradhapura, città dei record srilankesi. Prima capitale del regno nei secoli dei secoli, capitale più longeva, circa mille anni, ospita l’albero più vecchio del pianeta, il santuario più antico dell’isola e quello più grande. In effetti il posto e’ pazzesco. Tre ore di auto a nord di Colombo, si divide in tre siti separati da un po’ di strada. Le guide consigliano una ’indimenticabile’ passeggiata in bicicletta, ma , a meno di non farla alle sei del mattino, potrebbe essere indimenticabile in quanto ultima. Tasso di umidità del 200 per cento, temperatura da forno per la crostata, Flaminia si e’ scottata. Vabbe’, ormai e’ diventata una vera inglese, ma questa e’ un'altra storia. 
Per fortuna non ci sono turisti con il loro corollario di venditori. Anzi, quelle poche bancarelle attorno ai monumenti sono per lo più chiuse. Proprietari in vacanza approfittando della bassa stagione?  Mah... Invece, ogni sito e’ ’proprietà’ di un animale diverso. Su uno predominano le scimmie, in un altro i galli, un altro e’ regno dei cani, sulla piscina imperiale imperano le vacche. Insondabili equilibri millenari... Pare un po' il sequel della Fattoria degli animali... 
Un po' deludente l’albero piu’ vecchio del mondo, l'albero della bodha. Pare sia stato portato qui da una sorella di una regina indiana che ne fece una talea. Ci sarebbero anche i nomi dei protagonisti di questa storia, ma francamente sono lunghi ciascuno due righe circa e composti da manciate di consonanti e vocali che sembrano buttate a casaccio. Impronunciabili e destinati in ogni caso a un rapido oblio. L’albero è circondato da una cancellata d'oro, a sua volta ricoperta di offerte votive sotto forma di pezzetti di stoffa colorata. Non è tanto imponente o maestoso. Ma comunque molto amato e vezzeggiato sia dalla popolazione che da un corpo di guardiani specializzati. 
I santuari dedicati a Budda, si chiamano dagoba, sono bellissimi. Di un bianco abbacinante peraltro incomprensibile. Ma come e’ possibile che siano senza macchia? Davvero c'è lo zampino di Budda? Alcuni sono circondati da colonne. Per la verità, colonne non e’ la parola giusta. Perché si comportano da colonne ma in realtà a ben vedere sono pali. Sono quadrati, fini e di pietra. Anche scolpiti alcuni, ,a non hanno nulla delle colonne se non l'altezza e la posizione sociale. Comunque reggono bene la parte e contribuiscono al fascino del luogo. 
Molto intricato invece il galateo da osservare con Budda. Intanto, via le scarpe. Roba da fachiri se la pietra dove posare i piedi e’, come e’, arroventata. Per le scarpe l'idiosincrasia e’ forte assai. Le mie le avevo appese allo zaino (da vera frikkettona come direbbe qualcuno) e, no, non va bene. Devono proprio scomparire alla vista. Così le ho dovute ficcare dentro lo zaino insieme a tutto il resto.  
Superato lo scoglio, il capo deve essere scoperto. Il resto del corpo coperto. Sospetto che gli occhiali da sole non siano off limits solo perché all'epoca di Budda non erano stati inventati. E poi, mai porgere la spalla sinistra a Budda o al suo santuario. Quindi, intorno a queste enormi cupolone bianche si gira intorno solo in senso orario. In più, mai è poi e’ consentito girare le spalle alla statua. Impossibili perciò il selfie o l'autoscatto con Budda. Altre regole della buona educazione: non si mangia con la sinistra, ma non si beve con la destra. 

Nessun commento:

Posta un commento