Mi diceva tutto fiero che adesso in Guanacaste si sta bene. Da provincia povera e depressa, di emigrazione, e' diventata punto di riferimento dell'economia nazionale. Ma... C'è un piccolo 'ma'. Sul quale sto riflettendo ma non ho trovato risposta.
Dice Saturno: 'eravamo senza un soldo, i nostri ragazzi partivano, si faceva la fame (vecchia storia) Poi sono arrivati gli stranieri e hanno cominciato a investire'. Dalla panca del Belvedere del parco, dove siamo seduti, si vede lo scenario di Jurassic park (le panoramiche sono state girate qui) quindi tutti possono immaginarlo. Saturno indica la valle: 'li c'è un tedesco che ha messo una piantagione di ananas... Li un italiano esporta manghi... Da quella zona le banane vanno in tutto il mondo, e' di un americano. E gli americani hanno messo su anche la fabbrica per inscatolare il pesce mentre quella piantagione e' di un altro italiano...'. Scandaglia il paesaggio per un po'. È fiero e orgoglioso del fatto che adesso tutti abbiano soldi in tasca. Tutti lavorano e si possono permettere una vita dignitosa, i figli a scuola oltre l'età del l'obbligo, sky c'è anche sulla casetta più scarna, una birra Imperial non se la nega nessuno. 'E poi -si inorgoglisce Saturno- adesso qui vengono giovani, anche laureati, da San Jose', da Heredia, da Puntarenas... Eravamo i poveracci del Costarica e ora siamo fiore all occhiello. Tutti invidiano il nostro modello'.
Mi guarda perplesso quando provo a fargli notare che però il vero potere e' nelle mani degli stranieri, che se il presente e il futuro prossimo sono certamente positivi per le persone che vivono qui, l'investimento a lungo termine e' in perdita e la regione sta vendendo per un pezzo di pane non i gioielli di famiglia, ma proprio la famiglia. Proprio non capisce che la prossima generazione che non si sentirà più 'miracolata' dallo straniero ma si troverà, nella maggioranza dei casi, esclusa dalla
vera stanza dei bottoni economici e quindi dalle decisioni politiche.
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