lunedì 14 ottobre 2013

Microavventure nei pericoli della foresta

Otto giorni senza salire in montagna. Poi di nuovo la scalata. E scoprire  che la foresta mi è mancata. Sono stata veramente contenta dell'esercizio fisico diciamo impegnativo. E di sentire il sottofondo delle scimmie urlatrici. Ritrovare i rituali dell'ultimo mese e accorgermi che sono già familiari e per questo in qualche modo rilassanti. 
'Fare casetta' lo definisce Lucia. In sostanza si tratta di trasformare qualsiasi luogo in casa propria, volendo bene principalmente a se stessi e per osmosi al posto dove si sta. 
Certo, più facile a dirsi che a farsi. Chi nella foresta non ci è nato e cresciuto spesso e' del tutto inconsapevole di ciò a cui va incontro.  
Esempi di microavventure. Durante una camminata ho messo la mano su un ramo già occupato da una formica che mi ha morso e da tre giorni ho un dito salsiccia.
Disboscando con il machete una piantagione di sterlizie ( quelle che a Roma costano un occhio della testa qui sono erbacce infestanti) sono incappata in alcuni nidi di vespe e mi sono beccata due punture. Loro vedono i nidi e se vengono punti si dispiacciono un po' e basta. Io ho continuato a lavorare ma solo dopo un bagno nel cortisone e devo dire che per la prima volta ero abbastanza spaventata. Infatti Jerome, il francese che lavorava con me, si è imboscato alla grandissima. 
Ancora. Nel portico del cottage dove vivono i ranger e dove spesso si resta a chiacchierare c'è un nido di vespe shocking: se ti beccano muori e basta. Be' mica viene tolto. Si limitano ad avvertirti. E ci convivono. 
Un ramo spinoso tipo acacia che male può fare? Moltissimo se le spine contengono formìche avvelenate...  
Infine, se, metti caso, dovessi trovare cacca di pipistrelli nel tuo bagno, niente di più facile che un giorno il medesimo (o i medesimi chissà...) ti svolazzino per la stanza. Normale, no? 

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