giovedì 24 ottobre 2013

Le insidie del bucato

Tra le oggettive difficoltà della vita da parco nazionale c'è la questione bucato. Ora, il problema principale  e' chiarissimo: una sola lavatrice per tutti, volontari e ranger. Dunque, sovente inaccessibile.  E la macchina non è che proprio si produca nel bianco più bianco.  Lo sporco della foresta e' un avversario coriaceo, ma con quella lavatrice e' un po' combattere il leopardo  a mani nude.
La macchina e' 'a cielo aperto', un modello mai visto nel resto del mondo. Cioè: il bucato si carica dall'alto nella vasca e si butta una quantità x di sapone. Ma il coperchio non e' previsto. Poi si avvia  per  un tempo standard di 12 minuti. io,  se posso baro e la faccio andare due volte con acqua  nuova ,perché è evidente che in 12 minuti oltre un grigiolino o marroncino non si va.  Però, volendo, si può sempre 'aiutare' la lavatrice immergendo le mani nel cestello rotante manontroppo  e dare colpetti di incoraggiamento ai capi più bisognosi. Non so francamente come pensarla con tutta quella roba su acqua e elettricità che ci hanno insegnato al liceo... In più c'è spesso L'immancabile noncurante che mette a lavare e se ne va lasciando i panni  muffire, ma soprattutto bloccando la fila anche per intere mattinate.
Comunque, superato questo primo passo, si risciacqua a mano e si centrifuga per 5 minuti in un apposito cestello. Questo funziona. 
Per l'asciugatura la lotta e' a coltelli. Infatti la asciugatrice ci mette tempi epici e affidarsi al sole e' una scommessa, visto che piove a sorpresa e con tutti i sentimenti. Se sei in montagna, come e' ampiamente possibile, e piove, fallimento su tutta la linea. al ritorno si riparte  dal via, ostacoli e handicap compresi. 
In realtà ci sarebbe anche una specie di tettoia per stendere  ma  è all'incirca un metro x due.Contiene già
  magliette come  reperti archeologici e calzini spaiati fossili. Vabbe', la giungla riserva avventure anche inaspettate :) 

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