Tra le oggettive difficoltà della vita da parco nazionale c'è la questione bucato. Ora, il problema principale e' chiarissimo: una sola lavatrice per tutti, volontari e ranger. Dunque, sovente inaccessibile. E la macchina non è che proprio si produca nel bianco più bianco. Lo sporco della foresta e' un avversario coriaceo, ma con quella lavatrice e' un po' combattere il leopardo a mani nude.
La macchina e' 'a cielo aperto', un modello mai visto nel resto del mondo. Cioè: il bucato si carica dall'alto nella vasca e si butta una quantità x di sapone. Ma il coperchio non e' previsto. Poi si avvia per un tempo standard di 12 minuti. io, se posso baro e la faccio andare due volte con acqua nuova ,perché è evidente che in 12 minuti oltre un grigiolino o marroncino non si va. Però, volendo, si può sempre 'aiutare' la lavatrice immergendo le mani nel cestello rotante manontroppo e dare colpetti di incoraggiamento ai capi più bisognosi. Non so francamente come pensarla con tutta quella roba su acqua e elettricità che ci hanno insegnato al liceo... In più c'è spesso L'immancabile noncurante che mette a lavare e se ne va lasciando i panni muffire, ma soprattutto bloccando la fila anche per intere mattinate.
Comunque, superato questo primo passo, si risciacqua a mano e si centrifuga per 5 minuti in un apposito cestello. Questo funziona.
Per l'asciugatura la lotta e' a coltelli. Infatti la asciugatrice ci mette tempi epici e affidarsi al sole e' una scommessa, visto che piove a sorpresa e con tutti i sentimenti. Se sei in montagna, come e' ampiamente possibile, e piove, fallimento su tutta la linea. al ritorno si riparte dal via, ostacoli e handicap compresi.
In realtà ci sarebbe anche una specie di tettoia per stendere ma è all'incirca un metro x due.Contiene già magliette come reperti archeologici e calzini spaiati fossili. Vabbe', la giungla riserva avventure anche inaspettate :)
Nessun commento:
Posta un commento